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Artan Shalsi

artista

Nato a Berat – Albania - nel 1970, dopo una formazione presso la Scuola d’arte “Xhindolli” (1984-88), Artan Shalsi nel 1997 vince il primo premio del Concorso annuale “Kodra ‘97” alla Galleria d’arte Edward Lear (Berat Albania) dove, nel 1999, inaugura la sua prima mostra personale. Dopo un breve soggiorno in Germania e in Italia, nel 2000 entra in contatto diretto con la vita artistica e culturale europea che segna un cambiamento decisivo nel suo lavoro, fino ad ora molto sperimentale. Nel 2001 espone alla Galleria Frasherri (Fier, Albania), nuovamente alla Galleria d’arte Edward Lear ed è vincitore, nella stessa sede, del secondo premio “Lear 02”. Nel 2003 si trasferisce definitivamente in Italia, a Parma, città in cui vive e dove dal 2006 inizia la sua collaborazione artistica con la Galleria d’arte Niccoli. Sono già molte le sue opere collocate in questii anni in importanti collezioni italiane ed estere. Nel 2009 in collaborazione con la Galleria Niccoli colloca una sua opera permanente nel Parco Sculture della Fondacion "Pablo Atchugarry" in Uruguay. Nel 2012 inaugura la sua prima mostra personale in Italia alla Galleria Il Ponte, Firenze, con una istallazione site specific. Un altra installazione site specific nel 2016 è presentata alla Galleria Niccoli, Parma. Nel 2017-2018 seguono le personali alla Galleria Deprimi, Lugano e alla Artea Gallery, Milano. Nel 2018 ancora una sua un’istallazione site specific è alla Ex Chiesetta, Polignano, Bari. Artan Shalsi, sensibile alla materia, mostra una personalità artistica astratta e asettica. Il metallo da lui plasmato in forme rigide o morbide, lucido o satinato, dà vita ad un dialogo tra luce riflessa e materia: ritmiche superfici, geometrici, parallele tastiere luccicanti che si compongono in una silenziosa sonata verticale.

In altre opere, con la grafite, ripropone una superficie quasi tradizionale: leggeri segni, fitte tracce, ritmici gesti. Anche qui, ogni riferimento a qualcosa di umano, organico, è completamente sublimato in una danza eterea, ineffabile. Poi in alcune superfici monocrome ritorna il colore: implicito omaggio alle pure superfici di Yves Klein e Mark Rothko, ma qui concentrato e disteso in una omogeneità, se possibile, ancora più rarefatta: oltre la natura, oltre l’uomo, oltre il tempo. 

Una presenza, un simbolo di una realtà depurata da ogni possibile trasformazione e disfacimento.

Nella lenta consunzione della materia scultorea, Artan accosta il mistero, coniugando la stabilità essenziale della scultura a un senso generale di silenzio.

http://artanshalsi.blogspot.com

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